COMUNICARE LE CATTIVE NOTIZIE: UNA QUESTIONE DI EMPATIA E PRECISIONE

comunicare cattive notizie
Comunicare cattive notizie rappresenta una delle sfide più delicate per un medico. Le cattive notizie possono alterare drasticamente la vita del paziente, portando con sé un senso di impotenza e limitando le possibilità di scelta. Per gestire al meglio questa situazione, è essenziale che il medico utilizzi un approccio empatico e ben strutturato. In questo articolo esploreremo come affrontare questa delicata fase e come applicare il protocollo SPIKES per comunicare in modo efficace.1
Articolo a cura di Ivano Boscardini
Docente presso Centro di Ricerca in Economia e Management in Sanità e nel Sociale, Docente LIUC Business School.

Quando un medico comunica una diagnosi patologica, trasmette una notizia che, se non gestita con gli strumenti adeguati, potrebbe modificare negativamente la vita del paziente.

È essenziale agire con cautela e controllo: il medico deve seguire un protocollo preciso affinché il paziente possa assimilare l’informazione e integrarla nella propria vita, attivandosi così per affrontare il disagio e le possibili conseguenze.

Le cattive notizie possono essere sconvolgenti, ma devono essere inquadrate come un’opportunità inestimabile per consentire ai pazienti di pianificare consapevolmente il proprio futuro.

È importante quindi stabilire una relazione di cura efficace. La comunicazione corretta e controllata, formulata in modo comprensibile, è la chiave per raggiungere l’obiettivo essenziale: una condivisione trasparente delle scelte terapeutiche.

Il protocollo SPIKES: 6 passi per comunicare le cattive notizie con cura

Il protocollo SPIKES consiste di sei fasi che permettono ai medici di comunicare le cattive notizie raggiungendo quattro obiettivi fondamentali durante un colloquio, ovvero: 2

  • raccogliere le informazioni dal paziente,
  • trasmettere le informazioni mediche,
  • fornire supporto emotivo al paziente,
  • coinvolgere il paziente nello sviluppo di una strategia di trattamento.

STEP 1 - Preparare l’intervista per comunicare le cattive notizie

L’ambiente in cui avviene la comunicazione gioca un ruolo fondamentale. È necessario creare un contesto di privacy e privo di distrazioni, che favorisca l’ascolto e la concentrazione. Evitare interruzioni esterne, come telefonare o controllare e-mail, è un segnale di attenzione che rafforza l’ascolto attivo del paziente.1

All’inizio di una conversazione, i messaggi trasmessi attraverso il linguaggio non verbale sono cruciali. Ad esempio, accogliere il paziente in piedi, sedersi poi con calma accanto a lui e mantenere un contatto oculare efficace dimostrano una buona accoglienza e trasmettono la sensazione che il tempo a disposizione sia adeguato. Questo mette il paziente a proprio agio.2

Uno sguardo reciproco attiva cinque regioni cerebrali in più rispetto a uno sguardo non contraccambiato.3 Per far sentire l’interlocutore a proprio agio, è consigliabile alternare lo sguardo tra gli occhi e altre parti del volto, evitando quella fissità che potrebbe causare imbarazzo. Questo tipo di sguardo fluttuante fa sì che il paziente si senta accolto e non giudicato, favorendo una comunicazione aperta e confidenziale. I piccoli movimenti faranno sì che il paziente tenda a seguire lo sguardo del medico, a volte anche a cercarlo, ed è così che entrerà in uno stato di piacevole suggestione e confidenza.4

STEP 2 - Valutare la percezione del paziente

I passaggi 2 e 3 del protocollo SPIKES si concentrano sull’implementazione del principio “prima di dire, chiedi”. Prima di discutere i risultati medici, è fondamentale indagare la percezione del paziente utilizzando domande aperte, che incoraggino una descrizione più dettagliata. È importante mettere il paziente a proprio agio, normalizzando la situazione e riducendo eventuali ansie.2

“Mi dica… ne ha sentito parlare?”

“Senza riserve… sa di cosa si tratta? Spesso non chiedere potrebbe ingigantire le percezioni.”

Questo approccio sposta il focus della conversazione, mettendo il medico in una posizione di ascolto, piuttosto che di conduzione, permettendo così di valutare il livello di apertura, consapevolezza e percezione della gravità. 2

A questo punto, le domande potrebbero essere un po’ più dirette per la verifica dei vari livelli: 2

“Cosa sa?” – conoscenza diretta

“Cosa le è stato detto, le è mai capitato di parlare di questa condizione con qualcuno?” – conoscenza indiretta 

“Cosa ne pensa, come si sente?” – lo stato emotivo.

Sulla base delle risposte ricevute, il dialogo può essere ricalibrato.

  • Passare al discorso tecnico, correggendo eventuali informazioni errate e introducendo la gestione della condizione.2
  • Definire il target di comunicazione, scegliendo il linguaggio e il livello di approfondimento clinico-patologico in base alla comprensione del paziente.5

La comunicazione chiara è già una forma di cura.

Un’informazione chiara e comprensibile nel comunicare le cattive notizie, mette il paziente in una posizione di ascolto attivo, aumentando la fiducia e la predisposizione a seguire le indicazioni mediche.

“Se dovessi utilizzare una terminologia troppo complicata, per favore mi fermi, se ha questa impressione, non si faccia alcun problema, cercherò di migliorare io.” 

Parlare in modo semplice, verificando costantemente la comprensione, è essenziale. 

“Le sembra di aver ricevuto tutte le informazioni di cui aveva bisogno? Mi dica se le ho fornito tutte le informazioni?”

“Le sembra di aver compreso bene tutto? Mi dica se sono stato almeno sufficientemente chiaro?”

STEP 3 – Ottenere il consenso del paziente

Non tutti i pazienti desiderano conoscere ogni dettaglio della propria condizione. Alcuni preferiscono ricevere solo informazioni essenziali, altri invece vogliono sapere tutto. È fondamentale rispettare le preferenze individuali e adattare la comunicazione di conseguenza.2

Ad esempio, discutere la comunicazione dei risultati al momento della prescrizione di un test può aiutare il medico a pianificare la successiva conversazione con il paziente. Esempi di domande che potrebbero essere poste possono essere le seguenti.2

“Come preferisce che le fornisca le informazioni sui risultati dei test? Vuole che le fornisca tutti i dettagli o preferisce che le riassuma i risultati e dedichi più tempo a discutere la pianificazione del trattamento?”

STEP 4 – Fornire conoscenza e informazioni al paziente

Prima di comunicare cattive notizie, preparare il paziente al loro arrivo può aiutare a ridurre lo shock e facilitare l’assimilazione delle informazioni.2

Esempi di frasi utili possono essere le seguenti.2

“Purtroppo ho delle brutte notizie da darle”
“Mi dispiace doverle dire che…”

Suddividere le informazioni in piccole dosi, utilizzando un linguaggio semplice e verificando costantemente la comprensione del paziente, può rendere più efficace la comunicazione.2

STEP 5 – Comunicare le cattive notizie affrontando le emozioni del paziente con risposte empatiche

Le reazioni emotive dei pazienti possono variare dal silenzio all’incredulità, al pianto, alla negazione o alla rabbia. Si tratta spesso di espressioni di shock, isolamento e dolore. In questa situazione, il medico può offrire sostegno e solidarietà al paziente fornendo una risposta empatica, che si articola di quattro passaggi.2

  1. Osservare eventuali emozioni nel paziente, come lacrime, tristezza, silenzio o shock.
  2. Riconoscere l’emozione provata dal paziente, riconoscendola interiormente. Se il paziente appare triste ma rimane in silenzio, si possono usare domande aperte per esplorare cosa sta pensando o sentendo.
  3. Capire la causa dell’emozione, solitamente legata alla cattiva notizia. Se non si è sicuri, è utile chiedere al paziente.
  4. Mostrare comprensione e solidarietà. Ad esempio:
    • Medico: “Mi dispiace dirle che la radiografia mostra che la chemioterapia non sembra funzionare [pausa]. Purtroppo, il tumore è cresciuto.
    • Paziente: “Temevo questo!” [Piange]
    • Medico: [Si avvicina con la sedia, offre un fazzoletto e fa una pausa.] “So che non è quello che voleva sentire. Vorrei che le notizie fossero migliori.”

Fino a quando il paziente non avrà elaborato le sue emozioni, sarà difficile continuare la discussione su altri temi.2

Le risposte empatiche riducono l’isolamento del paziente, esprimono solidarietà e legittimano le emozioni come normali e comprensibili.2

STEP 6 – Strategia e riepilogo

  • Prima di discutere un piano di trattamento, è importante chiedere al paziente se è pronto per affrontare tale discussione in quel momento.2
  • Presentare le opzioni di trattamento quando sono disponibili non solo è un obbligo legale in alcuni casi, ma fa percepire al paziente che il medico considera importanti i suoi desideri.2
  • Verificare che il paziente abbia compreso correttamente la conversazione può prevenire la tendenza a sovrastimare l’efficacia o a fraintendere lo scopo del trattamento.2
  • Utilizzare pause nel discorso tecnico per tornare a focalizzarsi sulla persona e sul suo stato emotivo è fondamentale per mantenere il paziente sereno e collaborativo.2

Comprendere le aspettative e le preoccupazioni del paziente permette di inquadrare le speranze in termini realistici, aiutando il paziente a sentirsi più sicuro e fiducioso nel percorso di cura.2

L’intervista motivazionale può offrire ulteriori strumenti per gestire il carico emotivo legato alla comunicazione di cattive notizie. 

Referenze

  1. Ptacek JT. et a.1996. Breaking bad news. A review of the literature. JAMA 276(6):496-502. https://doi.org/10.1001/jama.1996.03540060072041
  2. Baile WF. et al. 2000. SPIKES-A six-step protocol for delivering bad news: application to the patient with cancer. Oncologist 5(4):302-11. https://doi.org/10.1634/theoncologist.5-4-302
  3. Senju A. et al. 2009. The Eye Contact Effect: Mechanism and Development. Trends Cogn Sci 13 (3), 127-34. https://doi.org/10.1016/j.tics.2008.11.009
  4. Montague E. et al. 2011. Modeling Eye Gaze Patterns in Clinician–Patient Interaction With Lag Sequential Analysis. Hum Factors 53(5), 502-16. https://doi.org/10.1177/0018720811405986
  5. Chun J. et al. 2001. Physician-patient dialogue and clinical evaluation of erectile dysfunction. Urol Clin North Am 28(2):249-58, viii. https://doi.org/10.1016/S0094-0143(05)70135-X

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